Comunità Cristiana di San Nicolò e San Marco di Mira
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Vicariato di Gambarare, Patriarcato di Venezia

ORARIO S. MESSE

SAN NICOLO'

     Festive:  8:00-9:30-11:00-18:30
    •  Prefestive sabato:  18:30
  •  Feriali:   18:00
    •  Celebrazioni
    • SAN MARCO

         Festive:  10:45
      •  Prefestive sabato:  17:30
      •  Feriali:  8:30
      • Monastero Agostiniane
          •  Festive:  9:00
          •  Feriali:  7:00

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METEO

Chiesa di San Nicolò (Patrono di Mira)


ULTIME MODIFICHE


Di seguito viene riportato uno scritto del maestro Giulio Mion* che, con scrupolo e amore, testimonia le trasformazioni operate nella Chiesa di San Nicolò negli ultimi sessant'anni.


Ingressi: Al tempo di Monsignor Granzo esistevano tre ingressi: quello principale con tenda di color rosso cupo (non esisteva la controporta); un ingresso di dimensioni ridotte aperto nella parete est all'altezza dell'attuale altare del S.S. Sacramento (si nota ancora la traccia della porta sormontata da una finestrella); un ingresso dall'abside sotto l'affresco di San Nicolò. ln epoca abbastanza vicina a noi queste porte secondarie furono chiuse ed aperte le due che fiancheggiano l'ingresso principale. Appena entrati da questo, si passava sotto la cantoria con l'organo. La cantoria era di legno, tutta orlata da tendine rosse che, durante le messe solenni cantate, avevano il compito di celare le bocche aperte dei cantori ai curiosi e distratti fedeli. Dalle tendine emergeva spesso la bacchetta agitata del maestro della Schola Cantorum. Monsignor Ronconi sostituì le tendine sorrette da appositi supporti in ferro, con una grata lignea che permise ai cantori di guardare ed essere guardati.
L'organo antico funzionava a mantice azionato manualmente. Gli anziani ricordano ancora il rumore prodotto dal mantice, come ricordano il suono di quell'organo. Un suono meraviglioso, ricco di armonie dolci e solenni, di una gamma e varietà timbrica e morbida, generosa, flautata e pastosa. Era un organo meccanico: ogni tasto premuto per mezzo di un filo zincato apriva una canna, che entrava in vibrazione per l'aria che vi passava. Col passare degli anni andò in rovina. Quando fu demolito, si trovarono fra le canne tane di topi, che non poco contribuirono alla sua rovina. Le canne dell'organo ostruivano la vista del rosone. 

Don Generoso fece asportare l'organo e togliere tutta la cantoria, e la parete sud rimase completamente sgombra: da allora fu possibile la vista del rosone. Fu acquistato un nuovo organo elettrico e sistemato sotto l'affresco di San Nicolò e fu murata la porta posteriore. L'altare maggiore era ubicato di qualche metro più in là verso l'abside. Era più in alto e vi si salivano alcuni gradini. Al centro il tabernacolo sopraelevato terminava con una celletta a colonnine per l'esposizione dell'Ostensorio durante le ore di adorazione. Fu don Carlo Quintavalle a dare la nuova sistemazione e a riparare l'altare maggiore; una targa marmorea murata dietro l'altare e datata 1950 con una scritta latina ricorda questo, ed altri interventi nella chiesa, resi possibili dalle offerte dei fedeli i cui nomi sono conservati in una nicchia coperta dalla targa. Pure l'altare dei morti era più alto e munito di gradinata; quello che gli sta di fronte, incavato nella parete ovest, era l'altare della Madonna; ora è l'altare del Sacro Cuore di Gesù. Anche questo era alto e munito di gradinata. Gli attuali altari della Madonna e del S.S. Sacramento erano tali e quali, privi però della statua della Madonna e del Tabernacolo. Tutte le colonne, a metà dell'altezza, erano ornate da croci metalliche a bracci uguali. Dietro l'altare maggiore un lungo inginocchiatoio a curva per la Comunione ai fedeli; per lo stesso scopo una balaustra lignea sormontava il gradino che separava il popolo dalla zona dei riti e delle funzioni. Si vedono ancora i tasselli di marmo che tappano i buchi quadrati in cui erano infilati i supporti della balaustra.
A sinistra, a partire dall'altare della Madonna, dopo la seconda colonna, un modestissimo pulpito ligneo di nessun pregio, munito di scaletta e di crocifisso. Monsignor Ronconi lo sostituì con pulpito ligneo (mi pare di legno di noce) a pianta poligonale (esagonale od ottagonale). La struttura lignea di supporto, pure poligonale, abbracciava parte della stessa colonna di cui dianzi. Nella parte anteriore una scritta incisa nel legno e dorata: "VERBUM DEI". Don Carlo Quintavalle la fece installare nella corrispondente colonna appositamente. L'avvento dei microfoni ed altoparlanti ha decretato l'inutilità di questo arredo, che deve ancora giacere dimenticato in qualche angolo delle adiacenze. Ai due lati dell'altare maggiore, ove ora vi sono due aperture ad arco e dove si possono seguire Messe e funzioni da vicino, le pareti erano tutte chiuse. Davanti a queste i banchi dei "fabbriceri" (persone di una certa importanza e censo che figuravano da consiglieri e da aiutanti del parroco). Nella parte ovest si apriva verso l'abside una porta rudimentale munita di cigolante catenaccio, che immetteva un quel che restava dell'antico campanile, che faceva corpo unico con la chiesa. Dopo la sua demolizione le campane furono sistemate sul tetto della chiesa e coperte da una tettoia di lamierini. Gli abitanti dei paesi circonvicini sfottevano noi miresi dicendoci che avevamo le campane sul "figàro" (fico).
Il "nònsolo" (sagrestano di allora) suonava le campane fisse afferrando con due mani le funi laterali; quella centrale era annodata a staffa e vi infilava un piede. Tirava con la mano sinistra, spingeva in giù con il piede, tirava con la mano destra. Ne risultava un suono di campane a martello, monotono, triste specialmente durante la Commemorazione dei Defunti. Fu Monsignor Ronconi a costruire il nuovo campanile sulle fondamenta già apprestate nel 1913. Allora i lavori di erezione del campanile furono interrotti per lo scoppio della prima guerra mondiale. Il nuovo campanile fu inaugurato nel 1940 (era da poco scoppiata la seconda guerra mondiale ed il campanile servì spesso anche da rifugio antiaereo per molte famiglie vicine). Appena entrati dall'ingresso EST si nota sulla destra un piccolo ambiente, ora adibito all'allestimento del presepio per il Natale. Era il fonte battesimale. È chiuso da una cancellata in ferro ornata da angeli oranti. È una porzione della cancellata che separava l'ambiente per la confessione degli uomini dal resto della chiesa. Era l'attuale magazzino che si trova a ridosso della sacristia. Fu Monsignor Ronconi ad aprire il muro verso quel magazzino ed a trasformarlo in ambiente penitenziale per gli uomini; a destra ed a sinistra due stanzette munite di inginocchiatoio per il penitente e di sedia per il confessore. Attualmente quell'ambiente è stato murato e restituito all'antica funzione. I terremoti degli ultimi anni produssero gravi e pericolose lesioni al soffitto ed al tetto, già in precarie condizioni. Monsignor Primo Zanardi si trovò di fronte l'onere di un radicale e costoso intervento. Fu rinnovato il tetto e reso sicuro, chiuse le crepe del soffitto; fu sistemata e tinteggiata la facciata. Nuovi inginocchiatoi comodi di legno di noce sostituirono quelli vecchi e scomodi. Don Primo provvide pure al restauro della cella campanaria, dei supporti delle campane e dell'orologio del campanile, che era rimasto fermo e muto per molto tempo, al restauro ed alla tinteggiatura della facciata. Antecedenti a questi interventi, sempre parroco don Primo, il rinnovo di tutto il pavimento. Non so se a memoria di viventi, ma la tradizione afferma che l'unica struttura di pregio della nostra chiesa sia costituita dal soffitto alla "Sansovino" costituito cioè da travi fitti a sezione perfettamente quadrata. Pare che questo soffitto sia ancora in buone condizioni. Dice sempre la tradizione che fu il parroco Monsignor Granzo a farlo chiudere ed intonacare, perché diminuissero il tasso di umidità ed il freddo durante l'inverno. Non sembra fuori luogo ricordare il muro di cinta che chiudeva alla vista il giardino della canonica e che terminava verso ovest con un antiquato, antigienico e puzzolente orinatoio per uomini. Monsignor Ronconi fece abbattere il muro, togliere l'orinatoio che il Comune poi costruì di fronte all'attuale campo di pallavolo e basket. ln seguito fu tolto anche questo. Piccola curiosità che riguarda più il popolo che la chiesa: ai tempi di Monsignor Granzo (primi decenni del secolo) alla fine della Messa prima (allora erano due: Messa prima alle sei Messa ultima alle dieci) nel sagrato della chiesa si formavano come ora e come dovunque dei capannelli. ln alcuni di questi però si compiva un adempimento particolare: ogni impresario edile (molto modesti allora) consegnava ai suoi muratori la "giusta mercede" settimanale.
Poi tutti insieme a bere la "graspa" nella vicina osteria da Pizzati, dove c'è l'attuale bar "Alla Pesa". Molti osservatori evidenziano la modestia architettonica della nostra chiesa, le cui strutture interne ed esterne sono il risultato di aggiunte, rifacimenti, demolizioni. Certamente la chiesa originale, come compare da un'incisione del Costa, costruita alla fine del XV secolo aveva dei valori architettonici di un certo pregio. Tuttavia chi avesse occasione di entrare nella stazione ferroviaria di Venezia (Santa Lucia) potrebbe ammirare una bella e grande foto della nostra chiesa attuale col suo campanile, il ponte ed un "burchio" carico. E questa foto, assieme alle molte altre che decantano le bellezze di Venezia e provincia orna la sala d'aspetto di II A classe. Osservandola bene ci si accorge che non stona affatto in mezzo a tante celebrate immagini.



* Il maestro Giulio Mion ha vissuto la storia di Mira insegnando a intere generazioni di ragazzi tra i banchi della scuola elementare. Ha voluto anche raccogliere i ricordi, gli aneddoti che hanno costruito la storia, apparentemente minore, di questo nostro borgo adagiato sulle sponde del Naviglio.
MIRA D'ALTRI TEMPI, ANNI '20 e '30 (Edito dal Comune di Mira nel 1997)
MIRA Dl IERI - ANNI '40 — '60: Dalla guerra alla rinascita (Duck Edizioni —
Libreria Riviera S.a.s. - 2003
RICORDI Dl SCUOLA - Centro Studi Riviera del Brenta - Libreria Riviera 2006